Anoressia Nervosa
La diffusione dell’anoressia nervosa sembra essere di gran lunga maggiore nei paesi industrializzati, dove vi è abbondanza di cibo, ed in cui, specialmente per il sesso femminile, è enfatizzato il valore della magrezza. L’anoressia nervosa si manifesta prevalentemente nel sesso femminile (in una percentuale superiore al 90%). In molti casi l’esordio coincide con la pubertà, un momento in cui l’adolescente si trova a dover fronteggiare delle sfide proprie di quella fase di vita, quali la sessualità, i cambiamenti del proprio corpo. Spesso l’anoressia nervosa inizia con una dieta o comunque con un tentativo volontario di perdita di peso finalizzato a raggiungere quell’ideale di bellezza femminile tanto osannato dalla società moderna. Se a questo aggiungiamo fattori individuali (come ad esempio la bassa autostima o il perfezionismo) e familiari, il passo per lo sviluppo del disturbo alimentare può essere breve. Può rendersi necessario il ricovero in ambiente ospedaliero per il ripristino del peso corporeo o la correzione di squilibri elettrolitici. Tra i soggetti ricoverati presso strutture universitarie, la mortalità a lungo termine per anoressia nervosa è maggiore del 10%. Il decesso si verifica in genere in rapporto alla denutrizione, agli squilibri elettrolitici, a suicidio.
Oltre all’assenza di mestruazioni (amenorrea), i soggetti possono lamentare stipsi, dolori addominali, intolleranza al freddo, letargia o eccesso di energia. Possono essere presenti marcata ipotensione, ipotermia e secchezza della cute. Una persona è affetta da Anoressia Nervosa se manifesta tutte e quattro le seguenti caratteristiche:
· perdita di peso rilevante (oltre il 15% del peso considerato normale per età, sesso e altezza);
· paura intensa di ingrassare anche quando si è sottopeso;
· alterazione nel modo di vivere il peso, la taglia e le forme corporee;
· amenorrea ovvero scomparsa delle mestruazioni (assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi).
La psicoterapia ha come obiettivo iniziale la normalizzazione del peso e l’abbandono delle condotte di restrizione dell’assunzione del cibo attraverso un lavoro d'equipe di cui farà parte anche il medico nutrizionista e lo psichiatra. In un secondo momento occorre aumentare i livelli di autostima, ampliare la definizione di sé al di là dell’apparenza fisica, ridurre il perfezionismo e il pensiero tutto-nulla, migliorare i rapporti interpersonali e, nel caso di adolescenti, aiutare i familiari a gestire il problema dei figli, mettendo anche in evidenza quali atteggiamenti siano controproducenti e da evitare.